Di "talent show" è pieno il mondo. Ma un programma come "X-Factor", in onda il martedì su RaiDue, non è proprio come tutti gli altri. Non foss'altro perché c'è Morgan, musicista e "cantautore" che, a sorpresa, è diventato il fulcro della trasmissione, attorno al quale ruotano discussioni, sorprese, scontri addirittura, tutti con un unico tema, la musica. «Sì, "X-Factor" riporta il senso del far musica a una passione, riaccende interesse e una curiosità che si era un po' dimenticata», tiene a dire Morgan. «La musica nel concetto di tv generalista non c'è più, la musica è il playback, non c'è l'idea che possa arrivare un musicista e occupare uno spazio con la musica». E invece ad "X-Factor" avviene. Certo, il tutto avviene nella logica di una gara, di una selezione di giovani talenti, che ha il suo lato "reality" pomeridiano, ma che non mette in primo piano altro che la musica.
È stato sorpreso quando l'hanno chiamato per "X-Factor"?«Quando mi hanno chiamato l'ho ritenuta una cosa un po' bizzarra. In Inghilterra "X-Factor" è un programma che ha un grande peso discografico, sforna artisti che hanno una reale capacità di diventare dei veri punti di riferimento, si colloca discograficamente in maniera ambiziosa. Quando ho conosciuto gli autori ho visto che il programma poteva essere fatto come in Inghilterra, senza cedere all'italianità dell'imbarbarimento da cruciverbone. Allora ho detto "ci vado". Io in realtà ho cominciato un po' con i piedi di piombo, con un pizzico di pregiudizio, perché è pur sempre tv. Ma più andavo avanti più capivo che volevano che io fossi io, avevano bisogno di un atteggiamento serio rispetto alla musica. E questo mi piace».
E piace ai musicisti...«E' una trasmissione che piace ai musicisti, agli addetti ai lavori, io lo faccio rappresentando la categoria, mi sento il delegato della musica. Cerco di esser musicalmente me stesso, seguendo i miei gusti, facendo le cose belle contro le cose brutte, musica contro spettacolo. Cerchiamo un connubio tra popolarità, eleganza e musicalità, cose che possano essere sia colte che pop. L'anelito, il modello, quello a cui tutti i musicisti leggeri dovrebbero puntare, è quello di vendere dischi senza fare brutta musica. Ed è questo che va insegnato, non tanto guardare quello che va su Mtv».
Con lei litigano volentieri sia Mara Maionchi che Simona Ventura.
«Si, mi accendo molto, perché la musica è tutto per me. Se mi toccano la musica e la condizione del mercato italiano, divento una iena. Nella musica italiana il novanta per cento degli investimenti sono sbagliati, e dato che la responsabilità è di gente come Mara o come Simona, allora m'arrabbio. È una discussione passionale, molto infervorata».
Con lei litigano volentieri sia Mara Maionchi che Simona Ventura.
«Si, mi accendo molto, perché la musica è tutto per me. Se mi toccano la musica e la condizione del mercato italiano, divento una iena. Nella musica italiana il novanta per cento degli investimenti sono sbagliati, e dato che la responsabilità è di gente come Mara o come Simona, allora m'arrabbio. È una discussione passionale, molto infervorata».
E il rapporto con i ragazzi?«Evidentemente soffri con loro, fai quindicimila provini, ne scegli quindici, hanno un'eccellenza, che sia di ordine canoro o compositivo. Sono proprio bravi, amano molto la musica, tutti sono appassionatissimi, vogliono avere la possibilità di farla».
Il suo "socio" Gaudi deve lavorare molto con i gruppi vocali?«È difficile gestire i gruppi vocali, non c'è repertorio, dobbiamo prendere i brani e trasformarli, adattarli. Ho scelto Gaudi perché è un eccellente musicista, la musica la ama, la fa e la produce».
Ernesto Assante
Ernesto Assante
1 commento:
purtroppo in un paese provincialotto e pigro come il nostro sarà molto difficile cambiare la situazione musicale e non solo.Il popolo italiano pecca di consapevolezza su tutti i fronti.
é tristissimo che nessuno senta"il bisogno di una certa evoluzione"...
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